DISCLAIMER: The following story is a fictional account of young teenage boys who are in love. There are references and graphic descriptions of gay sex involving minors, and anyone who is uncomfortable with this should obviously not be reading it. All characters are fictional and any resemblance to real people is purely coincidental. Although the story takes place in actual locations and establishments, the author takes full responsibility for all events described and these are not in any way meant to reflect the activities of real individuals or institutions. The author retains full copyright of this story.
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Questo è il terzo dei diciotto capitoli che compongono il romanzo.
CAPITOLO 3 - Il secondo giorno
12 agosto 1950
I ragazzi si svegliarono tutti insieme, sbadigliando e stiracchiandosi, mentre il sole lentamente rischiarava la radura.
Tommy, sorpreso ma non dispiaciuto, di ritrovarsi fra le braccia di Manuel, lo scosse fino a destarlo per poi dirgli con la sua voce squillante.
"Manuel è mattina, svegliati!"
Appena gli occhi di Manuel si furono aperti, Tommy l'abbracciò e lo baciò, forse per ringraziarlo dell'ospitalità, poi saltò su e urlò ancora:
"Ragazzi, sveglia tutti! Manuel, ehi... Manuel, devo andare alla latrina!"
E corse lungo il pendio, scomparendo fra gli alberi. Qualcun altro lo seguì, ma con molto meno entusiasmo.
L'ultimo ad alzarsi fu Mike che saltò giù dall'amaca, piuttosto di cattivo umore.
"Come hai dormito, Mike?" chiese Richard che era sempre accanto a Chris.
"E a te che te ne frega? Eh... finocchio?" l'aggredì.
"Te lo stavo solo chiedendo!" rispose Richard senza scomporsi.
"Avrei potuto dormire meglio, se voi ragazzi non aveste scopato tutta la notte!"
"Mi dispiace, Mike, non volevamo disturbarti" fece serio Richard, sorpreso di non sentirsi in colpa per l'accusa e per la sua indiretta ammissione. Per buona parte della notte aveva fatto davvero l'amore. E con il suo ragazzo.
"Così lo riconosci..." ribatté infatti Mike "tu e quell'altro finocchio avete corrotto Manuel e anche Tommy? Ma, per dio, Tommy è ancora un bambino!" urlò disgustato.
"Tommy non è stato coinvolto in nulla. Ha avuto uno dei suoi incubi e ha voluto dormire vicino a me. E, comunque, nessuno di noi ha fatto qualcosa che non voleva!"
Mike si prese la testa fra le mani.
"Merda! Merda! Merda!" urlò "Sono stato sbattuto su una fottuta isola deserta e mi trovo in mezzo ad un mucchio di finocchi. È per finire così, in questo posto di merda, che ho lasciato Boston?"
Si piegò su se stesso, finendo per terra.
Richard non capiva se stesse piangendo o era soltanto infuriato.
"Mike, ascolta..." disse.
Provò a parlargli con pazienza, attento a non urtare la sua suscettibilità, conscio di quanto dovesse essere difficile, per quel ragazzo grande e grosso, vissuto chissà dove e nel rispetto di quale idea di virilità, accettare che altri essere umani, capitati con lui su un'isola disabitata, non la pensassero al suo stesso modo e proprio in una questione delicata come può essere il sesso a sedici anni.
"Mike, sentimi bene... tu non dovrai fare nulla che non voglia fare, eccetto che aiutare tutti noi e te stesso a sopravvivere. Per il resto sono certo che nessuno ti darà mai fastidio, in nessun modo! Va bene? Credi di poterlo fare?"
"Ehi? Qualcuno potrebbe aiutarmi? Devo pisciare!" gridò François, con perfetto tempismo.
Mike e Richard si voltarono a guardarlo e questo interruppe la discussione.
"Me la sto quasi facendo sotto..." continuò François imperterrito, guardando ora uno, ora l'altro.
Mike era diventato ancor più rosso e non di rabbia, ma perché rra terribilmente imbarazzato.
"Ehi... mentre voi state là a discutere... insomma... ho detto che me la sto facendo sotto. È da ieri pomeriggio che non faccio pipi!"
"François..." disse Mike come in sogno.
"Oh... François! Hai ragione, mi dispiace..." fece Richard "Mike, non appena qualcuno potrà restare con Chris, mi daresti una mano ad accompagnare François alla latrina?" chiese, dando così al ragazzo la possibilità di riprendersi, di pensare.
"E non devo fare soltanto la pipi!" puntualizzò ancora François, facendo anche la voce pedante "Scusate se vi do fastidio... ma devo proprio... adesso..." aggiunse, fissando Mike.
"No, no François... non è un fastidio" si affrettò a dire "mai... mai..." poi non resse più l'imbarazzo e corse velocissimo verso il laghetto a lavarsi la faccia, per cercare di rinfrescarsi. Perché gli era diventata tutta rossa.
Non che avesse tanta fretta di lavarsi, ma la confusione che provava per come si era espresso François era enorme. Parlare di quelle cose davanti a tutti gli altri per lui era intollerabile.
Fu allora che Chris tossì e tutti si voltarono a guardarlo.
"Come va, piccolo?" chiese Richard.
Chris fece una smorfia e provò a sorridere.
"Vuoi che ti faccia un'iniezione? Potresti riposare meglio."
"No... no, voglio essere sveglio... per un poco ancora. Non voglio perdermi niente!"
Provò a sollevarsi, volle alzare la testa per guardarsi attorno e Richard l'aiutò, poi ricadde esausto sulla barella.
"Vuoi provare a bere un poco d'acqua?" e gli avvicinò una ciotola alle labbra.
Chris tentò di ingoiare un sorso, ma riuscì solo a tossire più forte e Richard desistette. Gli passò il panno bagnato sulle labbra e così gliene fece succhiare qualche goccia, con maggiore fortuna.
In quel momento tornò Kevin.
"Ehi..." gli gridò Richard "ti va di stare con Chris, mentre Mike ed io portiamo François alla latrina? Hai per caso visto Tommy da quella parte?"
Kevin sogghignò e rispose così: "Uno: si. Due: no!"
"Risposta brillante e concisa, visto che è ancora l'alba!" disse Richard ridacchiando "Mike, prendi François dal braccio sinistro, mentre io lo prendo da questa parte!"
Con un atteggiamento molto più disponibile, rispetto a qualche minuto prima, Mike aiutò, senza fare commenti. Lui e Richard portarono François alla latrina, sorreggendolo con molta attenzione, perché non si appoggiasse sulla gamba fratturata. Dovettero aiutarlo a fare tutti i movimenti per espletare le sue funzioni corporali e Richard si ritrovò a pensare che in quel posto, per quanto poco potesse durare la loro permanenza, avrebbero finito per conoscersi l'un l'altro molto profondamente, forse più di quanto qualcuno avrebbe voluto. Erano tutti e tre imbarazzati, anche Mike fece tutto quello che poteva, ma ad occhi chiusi e con il volto sempre più in fiamme.
Quando furono al campo un'altra volta, Richard notò che Tommy non si vedeva ancora da nessuna parte. Chiese se qualcuno l'avesse visto, ma non ebbe risposta, pareva che fosse sparito appena dopo essersi svegliato. Quando già cominciava a preoccuparsi, il piccolino riapparve, correndo leggero dalla direzione della spiaggia. Essendosi nominato l'araldo ufficiale del gruppo, oltre che il più abile a procurarsi informazioni, urlò la novità:
"La Venture è sparita! Non c'è più nulla sulla scogliera!"
Si fermò affannato davanti agli altri.
"Grazie dell'informazione, piccolo" disse Richard, sollevandolo senza sforzo da sotto le ascelle e portandoselo all'altezza degli occhi.
Tommy lo fissava, forse in attesa d'avere il permesso per potergli riempire la faccia di baci.
"Ricordi quello che ti ho detto stanotte?" disse, invece Richard, guardandolo dritto negli occhi e Tommy annuì deliziato, ricordando quanto fosse stato felice, ma cambiò subito espressione, accorgendosi che Richard si era accigliato.
"Non andartene più via da solo" gli stava dicendo, scrollandolo ad ogni parola "senza prima aver avvisato qualcuno dei più grandi! Qua nessuno sapeva dov'eri andato! Ci pensi, se fossi caduto in acqua o ti fossi fatto male nella foresta? Come facevamo a sapere dov'eri finito?"
La faccia di Tommy diceva quanto fosse dispiaciuto, ma Richard gli avvicinò la bocca all'orecchio e gli sussurrò: "Ti prego, non farlo più! Ero preoccupato per te!"
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi del ragazzino, bagnandogli la faccia che lui affondò subito nella spalla di Richard.
"Mi dispiace... non lo farò più! Te lo prometto!" si disperò un poco, subito consolato dall'abbraccio forte di Richard e dalle sue carezze.
I ragazzi nel frattempo avevano compreso la reale portata dell'informazione e se ne stavano là a guardarsi l'un l'altro, con le facce cupe, nella luce fredda del mattino. A parte Mike, ognuno aveva cercato la mano di un altro.
Fu Kevin, che teneva Richard stretto a sé, a dar voce ai pensieri di tutti.
"Questo è tutto, ragazzi, adesso non c'è più nulla che ci possa riportare al mondo civile. Siamo proprio soli con noi stessi!"
Ed è tutto sulle mie spalle, pensò Richard, poi si sforzò di sorridere e di apparire convincente:
"OK! Prima di tutto cerchiamo di lavarci per bene. Ma laviamoci tutti quanti e anche nei posti che crediamo siano già abbastanza puliti! Va bene, Joel? E poi vediamo di trovare qualcosa da mangiare. E facciamo in fretta, perché dopo dobbiamo parlare e abbiamo un sacco di cose da dire!"
Fortunatamente la tristezza passò subito e i ragazzi cominciarono a correre da una parte all'altra, saltando nel laghetto per le loro abluzioni, urlando e ridendo. Anche Mike pareva un po' meno ostile.
Richard mandò Kevin a lavarsi: "Starò con Chris finché non torni."
Fu allora che Manuel ebbe l'idea che per lavarsi meglio potevano strofinarsi usando la sabbia fine che era posata sul fondo del laghetto. La provò su di sé, poi strofinò le spalle di Tommy che non smise mai di ridere per il solletico, poi contento del risultato lo mostrò a Kevin e agli altri che lo imitarono entusiasti. E così giocarono, spruzzandosi e strofinandosi il corpo con la sabbia, poi si asciugarono al sole, finché Richard non mandò qualcuno a raccogliere dei frutti per la colazione.
Chris teneva gli occhi chiusi, ma ogni tanto li apriva per guardarsi attorno.
Richard lo osservava con attenzione. Il corpo era come impallidito e il respiro si era fatto più frequente, più laborioso, come se nei suoi polmoni non ci fosse più spazio e lui sentisse il bisogno di avere più aria. Per la febbre il cuore batteva troppo rapidamente, tanto che, sentendogli il polso, Richard avvertiva chiaramente le pulsazioni accelerate.
"C'è qualcosa che posso fare, Chris?" gli chiese vedendo che teneva gli occhi aperti.
"Tienimi la mano" sussurrò e quello fu tutto.
Li fece mettere attorno alla barella. Kevin andò a sedersi accanto a lui e Manuel subito vicino. Terry, Angelo e Joel di fronte, seduti stretti, si tenevano le braccia sulle spalle. Tommy era andato ad accoccolarsi davanti a Richard, gli aveva preso un braccio e se l'era passato attorno al collo, come per farsi proteggere. François stava seduto sul suo materasso, Chris con gli occhi chiusi, la mano stretta a quella di Richard pareva assopito. Solo Mike sedeva un po' discosto, a braccia conserte, con l'aria di chi aspetta di capire, ma sa già che non sarà d'accordo.
Richard era deciso a parlare senza nascondere nulla, a dire tutto quello che sapeva e che aveva capito, comunicare le sue conclusioni, buone o cattive che fossero. Sapeva di spaventarli, ma era necessario che tutti comprendessero quanto fosse drammatica la loro condizione.
"Ragazzi, la nostra situazione è difficile. Anzi, direi proprio che siamo nei guai! Ve ne siete accorti, vero?" cominciò cercando di strappargli un sorriso "Prima di tutto, non abbiamo idea di dove ci troviamo, sappiamo solo che molto probabilmente questa è un'isola, più o meno piccola. Quando siamo stati investiti dalla tempesta, avevamo lasciato Manila da una settimana, perciò non possiamo essere troppo lontani dalle Filippine. In ogni caso non sappiamo se qua attorno ci sia qualche altro essere umano o se ci sono altre isole abitate. Finora però non abbiamo visto nessuno, né trovato tracce di passaggio umano e non possiamo pensare che qualcuno, vivendo su questa isola, lascerebbe disabitato proprio un paradiso come le Tommy's Falls."
Tommy era raggiante all'idea che quel posto avesse davvero il suo nome, si accomodò e si strinse al collo il braccio di Richard.
"Per quanto ne sappiamo, nessuno ancora immagina che la Venture abbia fatto naufragio e quindi che noi siamo qua. Qualcuno dell'equipaggio potrebbe aver lanciato un SOS, ma non abbiamo modo di sapere se è stato ricevuto, oltre che di essere certi che sia stato realmente inviato. Eravamo diretti a Brisbane in Australia e non vedendoci arrivare là cominceranno a cercarci, ma deve trascorrere ancora qualche giorno prima che la nostra assenza venga notata."
"E tu credi che verranno davvero a cercarci?" fece François.
"Penso di si, anche se non sapranno da dove cominciare. Non so se potremo fare qualcosa per attirare la loro attenzione, per ora quello che è certo è che dovremo rimanere in questo posto, per alcune settimane, forse mesi, perciò la cosa fondamentale per noi sarà di sopravvivere. Abbiamo solo noi stessi per farlo e ci riusciremo solo se avremo cura di noi e degli altri. Io vi conosco tutti. Vi conosco bene, perché abbiamo trascorso insieme due mesi e so che siete bravi e coraggiosi e che siete capaci di affrontare molte difficoltà. Sono sicuro che insieme riusciremo a farcela."
Li guardò, erano stupiti, impressionati da ciò che stavano sentendo.
"Adesso però dobbiamo intenderci su alcune cose e dovremo essere tutti d'accordo. Se qualcuno ha da dire qualcosa o non la pensa allo stesso modo, lo dica a ne discuteremo. Tutti insieme."
Tutti fecero di si con la testa, ma avevano gli occhi pieni di paura.
Richard sbirciò il pezzo di carta sul quale aveva appuntato quello che intendeva dire, non che non lo ricordasse, ma voleva essere certo di dire proprio tutto, così, pur nell'ansia di quella mattina, con un occhio a Chris, aveva segnato, con il lapis su un foglio stropicciato, ciò che gli pareva più importante e urgente.
"Primo: è della massima importanza che nessuno vada in giro da solo, senza prima aver avvisato gli altri. Non sappiamo quali insidie ci siano su quest'isola e se qualcuno scompare dovremmo cercarlo, correndo tutti gli stessi pericoli. È chiaro?"
E dette una stretta a Tommy. Il piccolo gli stava così vicino che lo sentì rabbrividire, mentre tutti gli altri facevano segno con la testa, che avevano capito.
"Secondo: ognuno dovrà fare la sua parte, per le sue possibilità, e dovrà sempre anteporre l'interesse del gruppo al proprio. Questo posto è certamente un paradiso naturale, ma credo che sopravvivere non sarà facile, se non ci aiutiamo fra noi.
"Terzo: dobbiamo rispettarci. Questo significa che non dobbiamo giudicare male chi non la pensa come noi. E significa anche ascoltare gli altri, preoccuparci dei loro sentimenti. Significa dire la verità e credere a quello che ci viene detto. Significa appianare le controversie spiegando e ascoltando, non combattendo.
"Quarto: dobbiamo curare questo posto, perché per il momento vivremo qua e non sappiamo per quanto tempo sarà. Nessuno verrà a pulirlo dopo che ce ne saremo andati e potremmo rovinarlo prima di rendercene conto, se non stiamo attenti. Per questo sarà importante usare esclusivamente la latrina per i nostri bisogni e ammassare i rifiuti nella buca che Terry e gli altri hanno scavato. Quando si riempirà, ne scaveremo un'altra e poi ancora, sempre ricoprendole accuratamente.
"Quinto: a ciascuno di voi chiedo di aver cura di se stesso, anche nelle piccole cose, nei movimenti più stupidi. Se uno si facesse male, perché si arrischia a fare qualcosa di pericoloso, diventerebbe un peso per tutti gli altri che dovrebbero assisterlo. State molto attenti al mare, perché ci possono essere pericoli che si vedono e anche altri molto più piccoli. Ci sono squali e barracuda, come quelli che abbiamo già visto quando eravamo a bordo della Venture, solo che ora per pescare abbiamo solo un canotto o la lancia, da cui è facile cadere in acqua, se non si sta attenti. Quindi, niente bagni in mare, anche perché ho visto che ci sono dei pesci molto colorati e belli d'aspetto, ma che forse sono velenosi o urticanti. E ho visto delle meduse, che certamente sono pericolose oppure solo fastidiose. E comunque fanno molto male anche solo a sfiorarle, credetemi.
"Quando siamo sulla terraferma dobbiamo stare molto attenti a tutto quello che tocchiamo, che siano animali o piante, anche l'erba. Ci saranno sicuramente delle specie irritanti. Siate prudenti e, se vi accorgete di qualche arrossamento improvviso, oppure se vi vengono fuori delle bolle, cercate di ricordarvi quali piante avete toccato ed avvisate gli altri. Gli insetti potrebbero crearci dei problemi, qua alla cascata non ce ne sono molti fortunatamente, forse per la vicinanza del mare, ma dobbiamo stare attenti a non avvicinarci troppo a qualche favo o nido di vespe o api. Non ne ho ancora viste e non so se ce ne sono, però dobbiamo essere lo stesso prudenti! E poi le zanzare possono essere molto pericolose. Farete attenzione? Avete capito?"
Ancora sguardi smarriti, cenni d'assenso preoccupati.
Gli si strinse il cuore, ma sapeva che se voleva che stessero davvero attenti, doveva spaventarli in qualche modo. Se è per questo, pensò, anche lui era più che spaventato. Era terrorizzato da quello che stava dicendo.
"Ehi ragazzi, cercate di non preoccuparvi troppo" provò a consolarli a dispetto di ciò che gli passava per la mente "sono convinto che, se agiamo con calma, pensando bene a quello che facciamo, non avremo nessun problema. Ah... un'altra cosa importante: dobbiamo cercare di essere coperti e di portare sempre i pantaloncini. Lo so che qua fa caldo e che ci piacerebbe perfino andare nudi, ma i nostri... pisellini non sono abituati... a dondolarsi liberamente!"
Ci fu un scoppio di risa e qualche rossore, tranne in Mike che distolse lo sguardo, apertamente in disaccordo per quella mancanza di delicatezza.
"Insomma..." disse, quando riuscì a riavere l'attenzione di tutti "dobbiamo avere molta cura ogni volta che ci sediamo e quelle parti che, come tutti sappiamo, sono piuttosto delicate, devono essere sempre protette. Avete capito? Perciò, salvo quando ci laviamo, dobbiamo indossare i pantaloni e le mutande che cercheremo sempre di tenere sempre pulite. E poi le scarpe... anche quelle... dobbiamo portarle sempre, tranne quando siamo in acqua, nel lago. Ce ne sono per tutti, credo. Le scarpe che abbiamo recuperato sono quasi tutte più grandi del necessario, ma cercheremo di utilizzarle lo stesso, perché se andassimo scalzi, potremmo ferirci i piedi.
"E un'ultima cosa per quanto riguarda l'abbigliamento: quando stiamo al sole, dobbiamo metterci qualcosa in testa. Qua fa caldo e c'è il serio pericolo di prenderci un'insolazione! Sono stato chiaro? Sempre con il cappello se stiamo al sole, altrimenti staremo male!"
Ebbe sguardi rassicuranti e finalmente qualche sorriso, mentre Mike continuava ostinatamente a guardare altrove.
"Adesso veniamo a quello che ci serve" voltò il foglio e lo guardò preoccupato "Noi abbiamo due bisogni essenziali e immediati: il cibo ed un riparo. Non possiamo mangiare solo frutta, abbiamo bisogno di proteine. Ne possiamo prendere dai pesci, visto che abbiamo due bravi pescatori..." e fu interrotto dai rumorosi complimenti che tutti stavano facendo a Joel e Angelo, dalle risate che si alzarono.
Erano soltanto ragazzi, pensò, e quelle pause li aiutavano a stemperare la tensione che li stava soffocando. Sapeva quanto fossero dure le parole che andava dicendo.
"Dalla Venture abbiamo recuperato parecchio cibo" riprese, quando riportò un po' di calma "ma durerebbe poco se non l'integrassimo con quello che questa isola può offrirci. Dicevo dei pesci, ma dovremmo anche cercare di conoscere gli animali che vivono sulla terraferma per poterli usare come cibo. Preferirei non farlo, ma in caso di necessità, se cioè la nostra permanenza sull'isola dovesse prolungarsi, dovremo imparare a cacciarli e a cucinarli. Anche se, lo ripeto, a me non piace l'idea e non mi vedo a rincorrere un pellicano, tirargli il collo e poi spennarlo."
Quest'ultima descrizione fece rabbrividire un'altra volta Tommy. Kevin e Angelo più che inorridire, fecero la faccia schifata, ma lasciò del tutto indifferenti Mike, François e Terry. Richard annotò mentalmente i tre come potenziali, futuri cacciatori.
"Dicevo... l'altro bisogno che abbiamo e che non è meno urgente, è di avere quanto prima un riparo. Sappiamo che da queste parti il tempo non è sempre bello com'è oggi. Se ci sorprendesse un'altra tempesta come quella dell'altra notte, non moriremmo affogati, perché siamo sulla terraferma, ma ci bagneremmo e le raffiche di vento potrebbero essere pericolose, perciò dobbiamo costruire un rifugio solido in cui vivere e ripararci in caso di necessità e soprattutto proteggere le provviste e il materiale che abbiamo salvato dalla Venture.
"A proposito... ieri siete stati bravissimi tutti quanti. Avete fatto un lavoro incredibile. Abbiamo salvato tutto e quello che il mare ha portato via era solo lo scheletro della Venture. Insomma, l'oceano non ci ha preso nulla che non volessimo dargli!"
Vide che erano orgogliosi e contenti per quel complimento, di quelle lodi che meritavano davvero. Il giorno precedente avevano lavorato con una generosità ed un senso del sacrificio che l'avevano confortato.
"Finché saremo qua dovremo imparare a fare cose che non abbiamo mai fatto e il più delle volte nessuno potrà insegnarcele, perciò dovremo inventare, improvvisare e non sarà sempre facile. Anzi sarà molto difficile. Se avessi immaginato questo epilogo al nostro viaggio, avrei dotato la nostra biblioteca di alcuni manuali di sopravvivenza e di alcune copie del Robinson Crusoe, ma non c'è niente del genere, quindi dovremo inventarci quasi tutto..."
"Chi è Robinson Crusè?" chiese Tommy, ma si capiva che anche qualche altro avrebbe voluto fare la stessa domanda.
"Uno che ci farebbe comodo avere qua in questo momento, Tommy" gli disse ridendo Kevin "Perché ci potrebbe spiegare un sacco di cose!"
"Robinson Crusoe è il protagonista di un romanzo..." spiegò Richard, ridendo anche lui. E per qualche minuto lasciò perdere il suo programma di sopravvivenza e raccontò un po' delle avventure di Robinson Crusoe, un personaggio di cui, per ironia della sorte, aveva letto e studiato molto di recente e che, per giunta, l'aveva affascinato. Certo non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi su un'isola simile a quella di Robinson nel giro di qualche mese. Ma lui, pensò, al contrario di quello sfortunato personaggio, era in buona compagnia, la migliore che potesse sperare.
"Credetemi, ragazzi, vorrei avere tutte le conoscenze e le competenze di Robinson per prendermi cura di voi e portarvi in salvo prima possibile, ma non le ho, purtroppo sono ancora un ragazzo, solo un po' più grande di voi e fino a due mesi fa sapevo solo studiare. Era quello che mi riusciva meglio ed era l'unica cosa che sapessi fare. Ne abbiamo parlato spesso, lo sapete già che non avevo amici, non frequentavo nessuno e parlavo raramente di qualcosa che non fossero le materie che studiavo. Adesso capisco quanto fossi noioso!"
Sebbene sapessero tutti come la pensasse, lo guardarono increduli, ma soprattutto con affetto, finché Tommy non urlò:
"No, tu non eri così! Non è possibile!"
"No, Tommy, fratellino, starmi vicino era proprio una scocciatura, credimi. Beh... forse anche adesso!"
"No, no" insisté Tommy, seguito dagli altri, mentre Mike se ne stava sempre più immusonito a guardare chissà cosa.
"Comunque sono sicuro che voi ne sapete molto più di me in tante cose e certamente avete fatto esperienze che io non immagino nemmeno. Siete più giovani di me, ma credo che qualcuno di voi abbia avuto una vita mille volte più avventurosa della mia che al confronto sembra sia stata vissuta in un acquario."
I ragazzi risero e sorrise anche lui a quella battuta involontaria.
"Si, è proprio così, mi pare proprio di essere vissuto come un pesciolino protetto da pareti di vetro. Almeno finché non sono arrivato sulla Venture e ho conosciuto voi. Ero soltanto un passeggero, lo sapete, ma siamo diventati amici, non è vero?"
Le belle, amorevoli parole che ascoltò, dette, urlate da Tommy, sussurrate da Kevin, bisbigliate perfino da Chris che aveva ascoltato, il sorriso sincero di François, Joel, Terry e Angelo che si alzarono per andare ad abbracciarlo, tutti e tre insieme, gli riscaldarono il cuore.
"Ehi... io..." ma non gli riuscì di dire altro, perché adesso era davvero emozionato, mentre i ragazzi, non contenti, continuavano a ripetergli e a dirgli in tutti i modi che lui per loro era l'amico migliore che avessero mai avuto.
"Ehi, aspettate, non ho finito, ho ancora una cosa da dirvi" faticò un poco ma riuscì a riavere la loro attenzione "Sulla Venture mi ero ritagliato il ruolo di vostro rappresentante presso i due accompagnatori, che erano i veri responsabili del viaggio. E, anche se non dovrei parlarne male, visto che probabilmente sono morti, devo dirvi che, secondo me, erano un po' troppo freddi, distaccati. Anzi erano proprio due stronzi!"
Ci fu una risata fragorosa e qualche fischio, poi qualche urlo di approvazione, primo perché stava dicendo qualcosa contro quei due che aveva sempre difeso e giustificato durante tutto il viaggio, anche quando non l'avrebbero meritato, secondo perché non gli avevano mai sentito pronunciare una parolaccia che fosse una. Ed ora finalmente l'aveva fatto.
"Sulla goletta, lo sapete, ve l'ho detto, insomma ero là, perché mia madre aveva deciso così. Avevo studiato troppo e lei era preoccupata per me. Ci pensate? Qualcuno di voi è venuto, perché la famiglia non poteva più occuparsi di lui, qualcuno perché non ha neppure conosciuto i genitori ed io solo perché mia madre, per una volta, si è seriamente interessata a me.
"Beh... forse sto divagando, ma quello che voglio dirvi è che anche se sulla Venture avevo questo ruolo che in un certo senso era di vostro portavoce, questo non significa che io debba fare lo stesso ora, in questa situazione, quindi se ritenete che qualcun altro debba essere il nostro capo, io l'accetterò e lavorerò e gli darò tutta la mia collaborazione."
Li guardò, poi aggiunse ancora qualcosa, in tutta sincerità, com'era nel suo carattere:
"E poi volevo dirvi che io... vi voglio bene... a tutti quanti..."
"Che vuol dire che ci vuoi bene, Richard?" sbottò Mike che fu il più veloce a parlare "Vi voglio bene" ripeté, cercando di imitarne il tono di voce "forse vuol dire che ti senti libero di fare quello che ti piace con ciascuno di noi?" chiese sarcasticamente "Perché adesso puoi agire come ti piace, tanto non c'è più nessuno a controllarti?"
Manuel lo guardava impaurito e Tommy strinse il braccio di Richard fino a fargli male. Tutti si erano voltati verso Mike, sorpresi, infastiditi e dispiaciuti da quelle parole.
Il volto di Kevin esprimeva una furia che pareva difficile da controllare. Contrasse i muscoli e stava per scattare a colpirlo, ma Richard lo bloccò prendendolo per un braccio.
"No, Kevin, fermo! State calmi!" non aveva gridato, ma nella sua voce c'era l'autorità necessaria a bloccare la rissa "Mike, quello che intendo per voler bene, per amore, è preoccuparmi per un'altra persona, mettere i suoi bisogni e sentimenti prima dei miei, sacrificarmi e capire i suoi desideri, esaudirli se è possibile, apprezzare ed amare i suoi pregi e cercare di non badare ai suoi difetti, ma queste sono parole che tu non ascolti" e lo guardò fisso negli occhi "perché credo che tu abbia davvero paura del sesso e questo ti fa confondere. L'amore di cui parlo è un'altra cosa, credimi!"
"Vaffanculo!" urlò Mike, scattando in piedi "Ti guardavo sulla Venture, l'ho fatto spesso, e ho visto come ci mangiavi con gli occhi quando non avevamo le magliette. Ci guardavi tutti. La verità è che tu volevi guardarci dentro ai pantaloni. L'ho visto, lo so! Cazzo! E non soltanto al rosso che è un finocchio e ti ha fatto il filo per tutto il viaggio, finché vi siete abbracciati davanti a tutti. Mi fai schifo! Mi fate schifo tutti e due! E adesso che finalmente l'hai detto, sappiamo tutti che cosa hai in mente, ma io non sono una checca e non voglio neppure stare in mezzo a finocchi come voi e sentirvi fare le cose che fate di notte. Non voglio diventare un finocchio!" urlò esasperato.
"Nessuno può farti diventare quello che non sei, bello mio, se non lo vuoi tu" disse Kevin che aveva miracolosamente riacquistato la calma e il distacco "perciò non preoccuparti!"
"Parli proprio tu che sei il peggiore di tutti!"
"Certo, perché io so quello che sono e non ho bisogno che tu me lo ricordi! Vuoi che ti spieghi quello che sei tu, invece?"
"No... Kevin, Mike, per favore" intervenne Richard risolutamente "Smettetela!"
"D'accordo!" fece Kevin, sorridendo con ostentazione.
Anche Mike si risedette, voltandosi dall'altra parte.
"Credo che dovremmo parlare anche di questa cosa per aggiungere un altro punto al nostro accordo. E penso che non sia meno importante degli altri. So che a qualcuno non piacerà, forse a te, Mike, ma dobbiamo farlo lo stesso, è necessario. Dobbiamo parlarne!"
Dieci adolescenti, da soli su un'isola, non sarebbero vissuti serenamente senza fare un certo tipo di cose, azioni che anche a lui veniva difficile nominare e le parole di Mike gli avevano come svelato il futuro e ciò che sarebbe accaduto se non ne avessero parlato e non si fossero messi d'accordo e anche molto chiaramente su quell'argomento.
Li guardò ad uno ad uno e gli parve chiaro che quei ragazzi e lui stesso avevano ancora tanto da imparare sul proprio corpo e sui propri desideri e che nulla avrebbe mai potuto impedirgli di cedere all'istinto, quando ce ne fosse stata l'occasione. Fra loro c'erano personalità più forti e meno forti, erano di età diverse e l'isola era abbastanza grande perché si creassero occasioni per nascondersi agli altri, perciò sarebbe stato meglio se, quanto meno, ognuno sapesse di poter agire liberamente, entro i limiti che stava per fissare, comunque dettati dal buon senso.
Alla decisione di parlarne, non fu estranea la vicinanza di Kevin, il contatto con la sua pelle, lo sguardo che si scambiarono. Era molto difficile sintetizzare certi pensieri che non erano completamente chiari neppure a lui e infine pronunciare quelle parole, ma era ormai indispensabile che fossero molto franchi su quella faccenda.
"Vorrei che tutti prendessimo un impegno" parlò piano e scandì le parole "ora dobbiamo dare la nostra parola che nessuno mai farà pressioni o forzerà qualcuno a fare qualcosa che questo non voglia realmente in questioni di sesso. Capite quello che intendo?" si guardò attorno e più o meno tutti fecero di si con la testa "Noi siamo ragazzi e abbiamo solo noi stessi qua attorno. Qualcuno potrà scandalizzarsi o pensare male, ma non possiamo far finta che il problema non esista. Tutti abbiamo le nostre voglie che non possiamo reprimere o ignorare. Ce le abbiamo e basta. Non sappiamo per quanto ancora resteremo su questa isola, perciò credo che penseremo a quelle cose sempre più spesso. Capite a cosa mi riferisco e perché voglio che ognuno di voi si impegni? Siete d'accordo?"
Dissero tutti di si, tranne Mike che continuava a guardare ostentatamente dall'altra parte.
"Ehi... tu! Questo dovrebbe farti sentire un po' più al sicuro, non credi?" disse allora Kevin un po' beffardamente.
Mike si alzò e fece per allontanarsi.
"No, Mike, aspetta, ti prego. Kevin, tu smettila!" disse Richard, alzandosi.
Corse verso Mike e gli si mise davanti.
"C'è una cosa che voglio dirti, poi deciderai se accettare anche tu la mia proposta. Va bene?" e gli parve che il ragazzo fosse almeno disponibile ad ascoltarlo "Capisco che siamo tutti spaventati da quello che ci è accaduto. Io per primo, ti confesso che ho tanta paura. Alcune persone che conoscevamo sono morte, erano nostri amici, gli volevamo bene. Abbiamo vissuto momenti orribili e ne vivremo ancora di difficili, siamo tagliati fuori, non sappiamo fino a quando, dal nostro mondo, buono o cattivo che fosse. Per questo credo che abbiamo bisogno di conforto, di sentirci vicini, tutti quanti. Non possiamo permetterci di litigare. Fratello, qua abbiamo bisogno di te!"
Mike, gli parve, era come rabbonito. Tornò a sedersi, ma era disorientato. Richard gli si mise accanto.
"E se accade che desideriamo essere più vicini a qualcuno in modo particolare, anche speciale, credo che non dovremmo nasconderlo" disse "perché l'amore non è mai una cosa cattiva. Perciò, se siamo tutti d'accordo, proporrei che una delle regole che si applicano nel mondo civile qua non abbia valore. Parlo di quella che dice che l'amore e il sesso fra ragazzi, fra i maschi, è sbagliato, che è un peccato mortale" vide che Mike si agitava "ma io vi propongo di non considerarlo tale, perché so che qui accadrà, anzi è già accaduto. Pensate a come ci siamo strofinati ieri sera nel laghetto, a come, scherzando" qualcuno ridacchiò, qualche altro arrossì, ma sorprendentemente nessuno, tranne Mike, parve a disagio "ci siamo toccati. Forse qualcuno sperimenta cose nuove, qualche altro le ha già fatte. Ma, per il momento, finché saremo qua, stabiliamo che non sono sbagliate. Certamente non qua."
Vide che Kevin lo guardava, gli sorrideva, così trovò il coraggio di dire la cosa più difficile, non perché non ci credesse, ma gli pareva che dovesse essere un segreto assoluto fra sé e il suo innamorato, troppo bello perché altri dovessero conoscerlo. Loro però avrebbero vissuto in una tale vicinanza e promiscuità che non avrebbero mai potuto avere segreti, perciò decise di parlarne, incoraggiato dal sorriso di Kevin che misteriosamente pareva aver compreso la sua esitazione.
"Vorrei rivelarvi un segreto, una cosa che riguarda me e Kevin. E non lo direi se non fosse importante. Posso farlo?"
Guardò verso Kevin, il suo innamorato gli sorrise in un modo molto speciale e lui parlò.
"Oggi, anzi stanotte, ho capito una cosa... ed è che io sono innamorato di Kevin e lui è innamorato di me. Questo vuole anche dire che lui ed io siamo omosessuali! È una parola complicata, lo so, e se qualcuno non la conosce, dirò che è il termine scientifico per dire finocchio o checca, cioè un maschio cui piacciono i maschi, che va con i maschi. E infatti vuol dire che proviamo attrazione per le persone dello stesso sesso, che ci piacciono i ragazzi. Quello che però è più importante è che noi due ci amiamo!"
Temette di avere osato troppo rivelando tutto di loro, ma guardandosi attorno scoprì che lo ascoltavano incantati, perfino Mike che pur conservando un'espressione corrucciata, non aveva più il suo cipiglio, s'era voltato e lo guardava interessato.
"Prima di salire sulla Venture, non ci avevo mai pensato o forse avevo qualche dubbio su di me, ma ora sono certo di quello che sono. Forse anche qualcuno di voi è come me e Kevin e a qualcuno piacciono già le ragazze, ad altri tutte e due le cose. Sono certo che almeno un paio di voi non hanno ancora deciso, non si sono ancora posti il problema, perché non è ancora arrivato il momento" ci fu qualche risata imbarazzata, Tommy e Joel, i più piccoli, arrossirono "adesso però non dobbiamo darci delle etichette. E se stando qua facciamo delle cose con qualcuno, non dobbiamo per forza fare lo stesso per tutta la vita, né dobbiamo amarci per forza se abbiamo fatto quelle cose, oppure, se ci amiamo, dobbiamo fare sesso. Non dobbiamo avere altri obblighi che il rispetto della persona o delle persone che con cui stiamo. Prima di tutto dobbiamo essere sicuri che chi fa quelle cose con noi capisce quello che sta facendo e lo accetta."
Sperò di essere stato chiaro e forse di averli convinti.
Mike se ne stette zitto e immusonito, ma pareva più che altro pensieroso, nessun altro parlò per un poco.
Lui diede una pacca sulle spalle a Mike e tornò a sedersi dov'era prima. Riprese la mano a Chris e Tommy volle un'altra volta il braccio attorno al collo. Anche Kevin gli tornò accanto e lui poté godersi la vicinanza, il suo sguardo innamorato.
L'aria non si era del tutto riscaldata e all'ombra il fresco della notte riusciva ancora a regalare qualche brivido. Avvertiva il tocco di Kevin sulla sua pelle e quel calore gli dava altri tremori, un'emozione lieve che riscaldava il cuore.
Fu Tommy il primo a rompere il silenzio.
"A me piace quest'isola, che non so ancora come si chiama, e mi piace soprattutto perché posso stare con te, Richard. Tu mi piaci tanto, perché mai nessuno mi ha trattato come fai tu, che sei il più grande e il più forte di noi. E quando sto con te e tu mi abbracci, mi sento al sicuro! Non ho paura di niente!" si voltò a fissarlo, poi si strinse un'altra volta il suo braccio attorno al collo "E per quelle cose che hai detto alla fine, io non so ancora bene che cosa sono e quindi non so che cosa mi piace fare di più. Per adesso sono ancora indeciso..." disse serio "però, quando stavo all'orfanotrofio, alcuni dei ragazzi più grandi volevano che facessi alcune cose, ma io non volevo farle e quelli mi costringevano ed era brutto, perché mi facevano molto male!
"Sulla Venture, invece, nessuno mi ha mai chiesto nulla, né mi ha fatto alcunché, sono sempre stati tutti buoni con me. E qua mi trovo bene con voi e soprattutto con te... tu... sei buono, Richard, e... io ti voglio bene! E se tu sei innamorato di Kevin, voglio bene anche a lui!"
Com'era prevedibile finì con una serie di baci che Tommy gli stampò sulle guance e ne dispensò anche a Kevin.
"Ehi... Mike" gridò allora Manuel, per attirare la sua attenzione, perché Mike guardava lontano, perso nei suoi pensieri "io lo so che, anche se volessi, non avresti un altro posto dove andare. Forse noi non ti andiamo bene e mi dispiace, ma devi capire che, come dice Richard, quelle cose che non vuoi vedere o fare... insomma... accadrebbero lo stesso, anche se dovessimo farle di nascosto. Richard ha ragione, è meglio se ne parliamo. Anch'io sono stato costretto a farle tante volte, all'orfanotrofio, anche quando non volevo. Là era normale, tutti lo facevano. Anche quelli che dovevano sorvegliare che non accadesse, ma qua per fortuna, so che non è così. Siamo al sicuro, com'era sulla Venture."
"Cristo, Manuel, ma... anche tu?" fece Mike, scoraggiato "Che cosa sei?"
"Non lo so ancora che cosa sono, Mike, mi dispiace, vorrei dirtelo, se lo sapessi di sicuro. Insomma, se ne fossi certo te lo direi, no? Però una cosa la so ed è che stanotte ho sentito Richard e Kevin fare l'amore e anche quello che si dicevano. Ero là, non potevo farci niente, dovevo sentire per forza, non potevo alzarmi e andarmene" arrossì un poco "e ho capito che quello che facevano non erano cose di sesso! No, si amano e anch'io vorrei amare qualcuno ed essere amato così, per sentirmi come loro, per provare le stesse sensazioni che hanno provato stanotte. Lo sai che mi sono messo a piangere?"
Tommy ridacchiò.
"D'accordo, io piango spesso, ma stanotte mi sono commosso davvero!"
"No, fratellino" disse Tommy, subito pentito "non volevo prenderti in giro, mi perdoni?" e anche a Manuel toccò una dose di baci.
"Comunque, Mike" proseguì Manuel "anch'io ho fatto una cosa con Richard, ma è stato mentre dormivo e sognavo, non è che l'avessi deciso. È accaduto e allora mi sono spaventato, perché avevo paura che fosse una cosa sporca, però lui è stato buono con me, non si è arrabbiato. Mi ha fatto capire che sono cose che succedono a noi ragazzi e adesso sto bene, perché so che non ho fatto niente di sporco. Ne sono certo. Riesci a capirmi? Non puoi fare uno sforzo?"
"Non lo so" replicò Mike, più che arrabbiato, preoccupato.
"Ehi, fratello... non ti rendi conto di che fortuna abbiamo avuto?" chiese allora François.
Era la prima volta che parlava, ma aveva ascoltato tutto e pensato molto. Al contrario che con gli altri, Mike si volse a guardarlo ed arrivò a sorridergli.
"Insomma... guardati attorno, siamo capitati in un posto come questo, senza nessuno intorno a controllarci, a dirci quello che dobbiamo fare. Siamo su questa isola e non sappiamo per quanto tempo. Ci saremo solo noi e il nostro buon senso, perciò tu fallo funzionare, so che ce l'hai. Se poi qualcuno ti chiede di fare qualcosa che non vuoi, tu digli di no e basta! Ti stiamo soltanto chiedendo di essere un po' tollerante, no?"
"Va bene, va bene!" concesse finalmente Mike "ma io non ci capisco più niente! Però credo che avrò un sacco di cose da dire in confessione, quando torneremo a Boston!" concluse inaspettatamente e così apparve finalmente ciò che era, un bravo, grosso, ingenuo, ragazzo, spaventato dai peccati e dall'idea che commettendoli dovesse chiedere ad altri l'assoluzione.
Solo allora la tensione parve rompersi e tutti tirarono un sospiro di sollievo. Richard fu il più contento per aver riavuto la disponibilità di Mike che lentamente scivolò accanto a Joel, rientrando anche fisicamente nel gruppo. Parve pensarci sopra, poi si alzò e andò a sedersi accanto a François.
Chris era rimasto tranquillo per tutto il tempo. I suoi occhi erano stati qualche volta aperti, talvolta chiusi. Respirava male, troppo velocemente. Tossì, ma cercò ugualmente di sollevarsi. Richard gli accarezzò la spalla.
"Hai bisogno di qualcosa, fratello?"
Faceva sempre più fatica a inalare aria.
"Mi puoi alzare un po'?" mormorò "Voglio guardarvi."
Richard l'aiutò tenendolo per le spalle, in modo che potesse guardarsi attorno.
"Vorrei dirvi una cosa" bisbigliò e i ragazzi si avvicinarono il più possibile per poterlo ascoltare "mi piacerebbe stare qui con voi, ragazzi, perché so che vi divertirete, ma non sarà possibile, non credo...di riuscirci" cercò di fare un respiro più profondo per continuare a parlare, ma cominciò a tossire e le forze parvero mancargli.
"Resisti, Chris, non morire!" gridò Manuel, scoppiando a piangere. Anche gli altri avevano le lacrime agli occhi.
"Si, Chris" disse Richard, facendosi forza "cerca di non stancarti."
"No... no, devo dire... un'altra cosa..." tossì, ma poi parve riprendere fiato "voglio dire a tutti che tu sei il miglior fratello che un ragazzo potrebbe desiderare di avere" parlava con gli occhi chiusi per lo sforzo e con la voce che era ormai ridotta a un rantolo "e voi siete la famiglia più bella e felice che io abbia mai avuto. E ne ho avute tante!" provò a sorridere "Adesso però non piangete per me, perché non voglio che siate tristi e promettetemi che farete sempre quello che Richard vi ordinerà. Ora lui è il vostro capo ed è l'unico che possa salvarvi. E state attenti, perché io vi guarderò..."
Avrebbe voluto sorridere, ma riprese a tossire e dalla bocca gli uscì un poco di sangue che Richard asciugò con un fazzoletto, tentò disperatamente di assorbire aria e il respiro si fece più convulso, il petto cominciò a sollevarsi freneticamente, poi improvvisamente si calmò.
Richard l'adagiò sulla barella, sempre tenendogli la mano, tergendogli il sudore dalla fronte.
Sapeva di non poter fare altro che accarezzarlo, sempre che Chris lo sentisse ancora, perché gli pareva che fosse ormai ben oltre la percezione tattile e forse, sperò, anche del dolore. Un'altra iniezione di morfina sarebbe stata inutile e preferì non farla.
Si sentì impotente. Lo vedeva spegnersi, vedeva la vita affrettarsi ad abbandonarlo e l'idea di quella morte che avveniva sotto i suoi occhi lo avviliva.
Chris parve addormentarsi e tornò quasi a respirare, i ragazzi gli si sedettero attorno, immobili, in assoluto silenzio. Poi non si udì che il rantolo di Chris e l'unico movimento fu quello del suo petto che si sollevava con un ritmo capriccioso. Quell'agonia fu un'attesa angosciosa. Erano nove ragazzi, poco avvezzi a trattare con la morte e quella vicinanza forzata fu una prova dolorosa e straziante.
Dopo un tempo indefinito, alcuni minuti che parvero ore, il petto di Chris improvvisamente si fermò.
"No..." urlò Richard e lo scosse, ma si fermò subito, perché ebbe paura di farlo soffrire inutilmente.
Chris tentò disperatamente di respirare ancora, consumando le ultime forze, poi dopo un ultimo rantolo, non si mosse più.
Allora Richard gli prese il polso, lo toccò sul collo, per sentire se il cuore battesse ancora, ma non c'era più vita in quel corpo. La sua pelle era ancora ardente di febbre, ma avrebbe perso presto calore ed elasticità.
"Addio Chris" disse, tremando per il dolore e la rabbia che l'assalirono.
Strinse i pugni fino a farsi male. Stava per gridare, per mettersi a piangere e disperarsi fino a cadere sfinito, perché gli pareva che fosse l'unica cosa da fare per calmare la furia che lo lacerava. Non aveva saputo salvarlo e questo era inaccettabile per lui.
Ma si guardò attorno e gli bastò vedere le espressioni sbigottite dei ragazzi, gli occhi sgranati, le facce sconvolte, terrorizzate, capì che non poteva permettersi alcuno sfogo, non subito. Aveva un compito troppo importante che metteva in secondo piano anche il suo smarrimento e la disperazione che lo tormentavano.
Se ne stavano tutti là, immobili, come li aveva colti la morte di Chris. Alcuni si tenevano per mano. Mike aveva lasciato perdere la sua espressione indifferente e il suo volto era bagnato di lacrime. Sedeva rannicchiato accanto a François e non ebbe nulla da obiettare quando Richard li abbracciò ad uno ad uno, dicendo parole, tergendo lacrime, accarezzando e consolando. E quando giunse il suo turno si lasciò abbracciare anche lui.
"Come va, Mike?" gli chiese Richard dolcemente "Anche tu eri suo fratello, come tutti noi. Lui ti voleva bene come te ne voglio io! Lo capisci adesso?"
E allora Mike cominciò a singhiozzare, Richard lo strinse a sé per un po', finché non lo lasciò fra le braccia amorevoli di François.
Kevin prese un pezzo di vela e coprì il corpo. Quando l'ebbe fatto, si guardò attorno cercando Richard. Lo vide un po' lontano, accoccolato sotto un albero. S'era come raccolto su se stesso, stringendosi le ginocchia con le braccia, per proteggersi. Tremava. Lo raggiunse subito e lo prese fra le braccia, l'accarezzò, lo coccolò. Finalmente Richard cominciò a piangere e pianse finché ebbe le lacrime e la forza per farlo, poi si addormentò. Per tutto il tempo Kevin lo cullò e lo accudì, come fosse una mamma che consola il suo bambino.
TBC
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